Lettera ai professionisti della pedagogia

di Fabio Olivieri

Tra un paio di settimane, la proposta dell’ordine professionale sarà votata in viva definitiva al Senato. Se tutto andrà bene si aprirà un nuovo capitolo di storia per le professioni pedagogiche.

Tuttavia invito già, colleghi e colleghe, a diffidare di messaggi inappropriati e totalmente infondati. Abbiamo una ‘testa ben fatta’, e se ci è stata utile per approdare alla laurea allora dovremmo ricordarcene anche davanti ad episodi come questi.

L’ordine professionale non è un’associazione privata.
Nessuno può dire cosa farà o non farà perché le sue azioni saranno deliberate da un Consiglio nazionale che al momento non esiste.
Nessuno può autoproclamarsi presidente, perché quest’ ultimo sarà eletto dal Consiglio di cui sopra.
Nessuno può improvvisarsi sindacalista, perché l’Ordine è un ente pubblico autonomo, la cui vigilanza è demandata al Ministero della Giustizia.
Un ordine non partecipa alla contrattazione collettiva ma viene ascoltato dagli altri Enti pubblici quando una particolare iniziativa può interessare le professioni che vi aderiscono.

Abbiamo avuto 30 anni per prepararci.
E il tempo passato ha già segnato la differenza tra chi ha gestito realtà associative con dispotismo e chi invece ha abbracciato lo spirito partecipativo come leadership.

Ecco, vorrei che il comportamento passato e presente di ogni collega fosse uno dei parametri di valutazione per stabilire chi avrà diritto di sedersi intorno al tavolo del futuro Consiglio nazionale e chi no.

Quanti colleghi conosco che si son spesi solo per causa di servizio? Pochi, i più se sono altamente fregati in questi ultimi dieci anni.

Personalmente diffido di chi ha guardato per decenni soltanto al proprio orticello (corsi di formazione, promozione individualistica delle proprie attività, etc.) ed ora brama di tentare la carriera di novello rivoluzionario.
La storia dice altro.

La storia e i fatti ci dicono che la materialità della legge che verrà votata è merito di un’unica associazione: Anpe. La stessa che per oltre 18 legislature ha presentato sempre la proposta di istituzione dell’ordine professionale. Il merito va riconosciuto e supportato, come abbiamo fatto con Conped ed App.

Poi c’è un’altra storia, quella a cui sento di appartenere.
Questa riguarda l’enorme lavoro di sensibilizzazione che, insieme ad altri colleghi e colleghe (in primis Samuel Spiga e Silvia Negri) e diversi esponenti del mondo universitario e politico, è stato intrapreso a partire dalla Legge 205/2017.
Abbiamo fatto nottate, riunioni domenicali, rinunciato al Ferragosto e alle ferie, etc. Tutto con la sola speranza di costruire una cultura pedagogica diffusa. Ci siamo riusciti ed è anche grazie a questo che oggi siamo percepiti come rappresentanza professionale che necessita di essere regolamentata al pari di altre.

Questo per precisare che mentre altri vendevano fuffa, dietro le quinte c’era chi lavorava di gran lena per preparare le condizioni adatte a generare quel riflusso che avrebbe anticipato l’onda successiva.

Noi eravamo la corrente, e come sempre accade, della sua intensità ci si rende conto soltanto quando osservi la distanza che hai percorso nel viaggio.

Fabio Olivieri